Lucca:"A Palermo mi chiamavano Lucca Toni. L'Udinese mi sta dando tutto"


In un lunga intervista a Cronache di Spogliatoio, il bomber bianconero Lorenzo Lucca ha ripercorso la sua carriera:"Quando ero a Pisa, mi hanno fatto battute sul mio cognome data la rivalità tra le due città. 
Mi dicevano che avrei dovuto togliere il cognome dalla maglia.
Il gruppo è stato uno dei migliori che ho incontrato nella mia carriera. Insieme a Birindelli, Sibilli, ma anche i più anziani come Caracciolo. Ogni settimana ci riunivamo a cena fuori, era un appuntamento fisso. Sono persone che mi hanno dato tanta serenità durante il corso della stagione, facendomi venire voglia di andare al campo e divertirmi.
Ho vissuto la stagione a Pisa come un anno di alti e bassi, sono sincero. 
Sono partito forte, ma venivo da una rottura del menisco a Palermo e i primi mesi giocavo con gli antidolorifici. 
Ma mi sentivo comunque bene. A dicembre, però, non riuscivo più a giocare, nonostante gli antidolorifici. 
Mi sono dovuto fermare un mesetto e secondo me lì non sono stato bravo a gestire la situazione. 
Sono contento però del percorso che ho fatto, che secondo me è stato una tappa importante. 
Mi accostavano ad Haaland? Per fortuna non mi piace leggere in giro
A Palermo mi chiamavano “LuccaToni”, era partita questa wave su Instagram. 
Ma non abbiamo niente in comune al momento: ha vinto tanto, ha fatto tantissimo gol. In questo momento non mi posso paragonare a lui. A Palermo sono arrivato l’ultimo giorno di mercato, ero fuori rosa al Torino.
Quando arrivi al Sud è vero che piangi due volte: quando arrivi e quando parti. 
Quando sono andato via, ho sentito tanto la mancanza. 
Anche se c’era il Covid, l’affetto dei tifosi mi è rimasto impresso. Ovunque andassi in città, ero sostenuto. 
Il clima è top, la città è fantastica, si mangia benissimo e le persone sono ospitali. 
Un mio amico aveva un ristorante a Mondello, dove vivevo, e andavo sempre con la mia famiglia a mangiare lì. 
In città mi fermavano sempre, Palermo è come se fosse il Sudamerica dell’Italia.
La Nazionale è un sogno: vorrei vincere i Mondiali o comunque vincere qualcosa. 
La concorrenza: Retegui, Scamacca e Kean giocano già in squadre importanti e sono arrivati a questi livelli prima di me. 
Devo pensare a me stesso, non guardare gli altri, non devo pensare agli altri perché il mio obiettivo è giocarmi il posto in Nazionale. L’Udinese per questo mi sta dando tutto.
Nell’anno a Pisa addirittura non ho segnato neanche un gol di testa. Adesso sono praticamente bilanciati con quelli segnati di piede. 
Lo scorso anno ne ho segnati di testa, ma ne ho sbagliati anche tanti. Quest’anno ho preso diversi pali, ma sono più cinico del campionato precedente. 
Ho lavorato tutti i giorni, a partire da questa estate, mi faceva 300/400 cross a settimana e io andavo a colpire per segnare. 
Il lavoro paga sempre. 
Oltre a provare spesso le soluzioni con gli esterni, come lavoro extra utilizzo la pallina da tennis o il pallone piccolo di misura 2 per prendere più sensibilità con il piede, soprattutto nel sinistro che ho migliorato molto. 
Abbiamo esercitazioni in cui mi arriva il cross con il pallone piccolo e devo calibrare bene l’impatto, che è più difficile rispetto al pallone normale. 
E lo facciamo senza portiere, per abituarci a mettere la palla in rete, che dà fiducia"

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