Non è stato solo l’esterno d’attacco di un’Udinese bellissima che giocava col tridente, ma anche uno dei calciatori, assieme a Sergio Volpi, introvabili in una strana raccolta di figurine.
Il caso finì in tv su Mi manda Rai3, addirittura venne fatta un’interrogazione parlamentare. E' così che è entrato anche nella storia pop del calcio italiano.
Oggi Paolino, nato a Venezia esattamente 50 anni fa, è il responsabile dell’area tecnica (braccio destro dell’altro eroe locale Mattia Collauto, direttore sportivo) con delega ai progetti internazionali della squadra della sua città.
“Gli anni più belli li ho fatti con l’Udinese, dove ho ritrovato Zaccheroni che avevo già avuto a Venezia. Per distacco l’allenatore più importante. Anche a livello umano quell’esperienza è stata fondamentale, sono arrivato a Udine che avevo 24 anni ed ero un ragazzo e sono andato via a 31 che ero un uomo. L’apice l’ho raggiunto nella sfida di Coppa Uefa con l’Ajax dei De Boer, van der Sar, Litmanen e Blind. Abbiamo vinto la partita grazie a un mio gol. Era una bella Udinese, spregiudicata e un po’ incosciente.Prima ero stato al Torino, dove ho vinto la coppa Italia segnando due gol nella doppia sfida di semifinale nel derby cin la Juve. Il popolo granata mi ricorda ancora con affetto. Per la storia che hanno alle spalle, i tifosi non dimenticano.
Dopo Udine andai a Roma, mi hanno voluto Capello e Baldini, il dirigente che maggiormente ho apprezzato nella mia carriera. Sono stato in rosa solo alcuni mesi nell’anno dello scudetto, senza mai giocare.
Nessun alibi, ho sbagliato io. C’erano in squadra campionissimi e a me è mancato il coraggio di affrontare le difficoltà
Tra gli attaccanti con cui ho giocato potrei scegliere Amoroso o Bierhoff, ma nomino Hubner con cui ho giocato sia a Piacenza che a Mantova. Il compagno ideale sia dentro che fuori dal campo".
Auguri Paolino!
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