"Sono tranquillo perché credo nei valori della squadra e dell’allenatore".
"Noi siamo convinti di avere una rosa importante".
"Noi siamo convinti di avere una rosa importante".
"I risultati ci daranno ragione".
Le frasi di circostanza che accompagnano ormai da sei anni le disavventure bianconere le conosciamo fin troppo bene, peccato non siano mai state supportate dai fatti e se questo si verifica per un periodo così lungo come quello attraversato dall'Udinese, è chiaro che la società, la dirigenza, la proprietà, non hanno lavorato bene.
Ogni anno hanno provato a rinforzare la squadra, ogni anno hanno fallito.
In sei anni si sono susseguiti una decina di allenatori e nessuno è riuscito a dare una continuità di gioco, risultati, gol e tranquillità in classifica.
Ma in realtà dove stiamo andando?
Sempre più in basso ci sembra la risposta più ovvia.
Il timore è uno e sempre quello, finire in fondo alla classifica o tra quelle posizioni che sanciscono la retrocessione in serie B.
Il pericolo fino adesso è sempre stato scampato ma un'eventuale scivolone nella zona rossa non sorprenderebbe probabilmente nessuno, perché prima o poi c'era da aspettarselo.
Alle sconfitte ci si è abituati e rassegnati, le vittorie, vengono accolte come un evento eccezionale, un miracolo.
Non c'è un giocatore nel quale riconoscersi, del quale andare orgogliosi.
Non c'è un allenatore del quale vantarsi.
Siamo a dicembre, la sconfitta con la Lazio è alle spalle, come quella con la Sampdoria.
Ora c'è un altro filotto di gare proibitive, la prima con il Bologna in coppa Italia al Friuli, poi a seguire Napoli, Juve e il sorprendente Cagliari.
Le sensazioni sono negative, le speranze però rimangono ancora accese.
Speriamo non vengano spente definitivamente.
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