Anche quello di Mancini si può chiamare culo

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Se dalla mente perfida di Gene Gnocchi nacque “ il culo di Sacchi “, libro che spiegava come la nazionale italiana è arrivata alla finale del mondiale del ’94 negli USA, in altrettanto modo si può provare a spiegare come l’Inter di Mancini sia momentaneamente al primo posto in classifica in questo campionato.
Pur preferendo di gran lunga il fondo schiena femminile, devo dire che quello di Mancini, ad osservarlo con attenzione, è ben pronunciato.
Le vittorie di misura sono un marchio di fabbrica ormai, come i gol all’ultimo minuto o addirittura all’ultimo secondo dei minuti di recupero, come alcuni gol di Jovetic, o per la serie “ chiunque metto, segna “ come nel caso di Ljajic, Biabiany o Kondogbia.
Senza parlare dei fabbri a centrocampo, Medel e Felipe Melo, con quest’ultimo, rientrato in Italia per la sua terza esperienza con una formazione di Serie A e diventato di colpo punto di riferimento della squadra, grazie alle proverbiali randellate distribuite a destra e a manca.
Con una formazione che conta almeno 6/7 innesti a partita tra i nuovi arrivati, è riuscito come dal 2006 in poi, ad approfittare del vuoto di potere creatosi in serie A, e ad acquisire solidità e consapevolezza, potendosi così giocare il titolo fino alla fine del campionato. Ma il vero colpo di fortuna è stato quello di mettere in disparte il duo gruviera Juan Jesus-Ranocchia, dando spazio alla inedita coppia centrale Miranda e Murillo, di fatto rendendo la difesa la meno battuta del campionato.
Ma di tutto questo l’Udinese e i suoi tifosi non devono preoccuparsi, tra sconfitte interne, infortuni e squalifiche, manca solo che l’Inter vinca meritatamente.



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